People Pietro Russo

Pietro
Russo

Pietro Russo lavora come interior e product designer nel suo atelier di Milano, con un team di professionisti e in stretta collaborazione con una rete di esperti artigiani italiani.

È stato definito dalla stampa nazionale «l’homo faber del design», per la sua capacità di coniugare la passione e l’esuberanza creativa a una rigorosa pratica realizzativa, ricercando l’equilibrio perfetto tra la dimensione fantastica e quella terrena.

Lasciandosi guidare dall’istinto, Pietro sperimenta senza sosta e si dedica a lunghe esplorazioni per grandi temi – la fantascienza, le seduzioni dell’arte e della musica, il suono, la geometria, la potenza della luce – nel perpetuo tentativo di trasformare i concetti e le emozioni, con le sue stesse mani, in oggetti unici e interior concepiti come scenografie.

www.pietrorusso.com
@pietrorussodesign

L'intervista

Una chiacchierata con Pietro Russo

Cosa ti aspetti da Fuorisalone Digital?
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Mi aspetto un mezzo che racconti più nello specifico il processo progettuale.
Se intendiamo il prodotto come il risultato finale, la sua nascita è il punto di partenza, e tra questi due punti ci sono una serie di vicissitudini e storie da raccontare.
Immagino una molteplicità di connessioni inter-relazionali, tra attori con diverse competenze e conoscenze. Contenuti fondamentali per comprendere il processo creativo di un prodotto.

Il mezzo digitale può assumere il ruolo di cantastorie di una nuova era, ancora in cerca di definizione, uno strumento nel quale far confluire storie e retrospettive di un prodotto e di un progettista.

Aziende, designer e artigiani si interrogano in questo processo, vivono storie, nascono aneddoti, momenti di confronto: “se gli oggetti potessero parlare”.
Il Fuorisalone Digital potrebbe essere dunque un modo rilassante per potersi godere, seduti comodamente, le storie di designer e di prodotti, evitando così di correre da una parte all’altra della città.

Il digitale cambierà il modo di vivere l'evento fisico in futuro?
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Parlando di digitale mi viene subito in mente l’analogico. Ricordo qualche decennio fa, quando discutevo vivamente alcune questioni, agli esordi dell'era digitale, con i miei amici all'università. Oggi, il digitale è ormai radicato nella nostra cultura e ha già cambiato le nostre relazioni sociali, il nostro approccio con la realtà. Siamo nell’era dell’intelligenza artificiale e della realtà aumentata.
Con i miei amici non parliamo più di questi argomenti e il ricordo di quei bei tempi ci sembra quasi ingenuo. Utilizziamo l’intelligenza artificiale e abbiamo già fatto qualche esperienza di realtà aumentata durante qualche mostra o evento.

Per ovvie ragioni il mondo fisico è insostituibile, toccare i materiali, subire la luce, i riflessi, continua ad essere una necessità sensoriale e soprattutto tattile, insostituibile.
Tuttavia la fisicità può essere liberata dal peso della forza di gravità, facendoci vivere esperienze in luoghi immateriali. Questi luoghi possono essere spazi abitativi o arredi, collocati in perfetti iperspazi. Si può provare a viverli per qualche periodo e qualora ci trovassimo bene, pensare di realizzarli fisicamente.
Una funzione complementare a supporto della realtà fisica, un'opportunità aumentata ed ecologica.

A tal proposito, sarebbe utile strutturare il Salone del Mobile in due fasi, inserite in un programma biennale, che darebbe la possibilità di raccogliere dati e consensi nella fase digitale di preview del primo anno, mentre nel  secondo anno si potrebbero realizzare i prototipi o addirittura il prodotto finito e meditato.
In questo modo si ottimizzerebbero molti processi, come l'ideazione, lo sviluppo, la strategia, i quali normalmente vengono compressi. Così facendo si aumenta il lasso di tempo per raggiungere una certa consapevolezza, a vantaggio sia delle aziende che dei progettisti.
Potrebbe essere un modo per passare ad una produzione sostenibile ed ecologica.

Cosa pensi se dico Fuorisalone TV?
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Non posseggo un televisore da più di trent’anni, devo dire che la mia è stata una scelta spontanea. Oggi la TV é cambiata, si è adattata ai nuovi mezzi di comunicazione, si è trasferita sul web, nei nostri PC. Dire che non guardo la TV, pur passando ore al PC è falso.

Siamo passati da una fase di informazione passiva, ad una fase di informazione interattiva, che ci permette di commentarla in tempo reale. Per mezzo del web, la TV acquisisce una sua memoria e diventa fruibile. Il mondo del design è stato raccontato dalle riviste in modo inanimato, con la TV l’arredo perderebbe questo suo aspetto statico, diventando il teatro per raccontarne i retroscena e i suoi attori: delle mini Serie TV dedicate.



© Fuorisalone.it — Riproduzione riservata. — Pubblicato il 13 maggio 2020